Nei contesti montani più eterogenei, le donne erano gravate allo stesso modo di tutti i lavori domestici e rurali: sfalciavano le erbe foraggere, lavoravano la terra con zappa e aratro, sollevavano carichi di legna e fieno, quasi quanto riuscisse a sopportare un mulo. Il contributo femminile nell’aspra e brutalizzante economia rurale era imprescindibile e ogni pezzetto di terra costituiva un bene preziosissimo da cui ricavare il maggior beneficio possibile: si piantavano soprattutto patate e cereali, tra i quali predominante era la segale e, in misura minore, orzo, frumento, grano saraceno, miglio, avena. La buona pratica della rotazione delle colture imponeva generalmente un ciclo alternato di patate-segale-lino; per una migliore preparazione del terreno, l’aratro era preceduto da una zappatura che eliminava ogni residuo di radici o erbacce. Se il lavoro degli uomini era soprattutto di forza, non meno sfiancante era quello delle donne che zappavano ricurve sulla terra.
Bormio,1913
AP-Archivio Pessina in “Usi e costumi del bormiese” di Glicerio Longa (1912), Ed. Alpinia (1998)
Ploughing
In the most heterogeneous mountain contexts, women were equally burdened with all domestic and rural work: they mowed fodder grasses, worked the land with hoe and plough, and lifted loads of wood and hay, almost as much as a mule could carry. Women’s contribution to the harsh and brutalising rural economy was indispensable, and every piece of land was a very precious commodity from which to derive the greatest possible benefit: they mainly planted potatoes and cereals, of which rye was predominant, and, to a lesser extent, barley, wheat, buckwheat, millet, and oats. The good practice of crop rotation generally dictated an alternating cycle of potatoes-sandals-chino; for better soil preparation, the plough was preceded by hoeing to remove any residual roots or weeds. If the men’s work was mainly a labour of strength, no less exhausting was that of the women who hoed curved over the earth.