Rosa De Lorenzi

Archivio Michele De Lorenzi
Personaggio

Primogenita di Luigi e Giuseppina Pozzi, Rosa De Lorenzi nacque a Bormio in una numerosa famiglia in cui lo sport fu largamente praticato anche ad alto livello (i suoi fratelli minori Cirio, Luigi, Aldo, Fulvio furono noti campioni di sci e di salto). Essendo la figlia maggiore, e oltretutto una femmina, a Rosa toccò presto il compito di badare ai fratellini più giovani, anche se lo sport le scorreva nelle vene ed eccelleva sia nello sci, sia nella corsa, tanto da essere inserita nella squadra femminile della GIL (Gioventù Italiana del Littorio). A 17 anni inizia a gareggiare nella Rappresentativa valtellinese, alternando le scarpette con gli sci nelle varie competizioni organizzate a livello locale e provinciale. Si allena poco, ma le sue doti atletiche sono evidenti e le consentono di mettersi in luce, in particolare nelle specialità dei 200 metri e della staffetta, tanto da meritarsi i titoli dei giornali locali e le qualificazioni nei campionati zonali di Cremona (dove vinse gli 800 metri) e alle successive gare nazionali di Roma con la Rappresentativa Valtellinese, dove correrà la finale dei 200 metri piani terminando con un 9° posto assoluto a livello nazionale. Gareggerà ancora negli anni a venire, ma nel dicembre del 1943, a soli 23 anni, morì per una polmonite contratta durante una gita estiva.

Descrizione

Un’atleta di grandi mezzi…, un asso dell’atletismo… nella sua pur breve esistenza Rosa lasciò un segno tangibile del suo talento sportivo, sbocciato nonostante le difficoltà di essere donna in un’epoca in cui la figura femminile era ancora prevalentemente relegata nell’ambito famigliare e in cui lo sport – segnatamente quello femminile – era considerato solo come un passatempo poco proficuo; una mentalità difficile da scardinare e che, oltretutto, intralciava la volontà del regime fascista tesa a fortificare la razza italiana e a far emergere quelle figure che – con le loro vittorie e le loro virtù atletiche – avrebbero dovuto rappresentarla e onorarla. Come capitò a molte altre donne di quest’epoca, Rosa non ebbe la possibilità di dedicarsi in toto allo sport pur avendone le doti e il talento; il ruolo femminile adulto era ancora ben incarnato dalla donna “angelo del focolare” e per sottrarsi a questo schema era necessario un coraggio fuori dal comune che, alla lunga, non tutte erano in grado di reggere. Rosa, sfortunatamente, non ebbe nemmeno la possibilità di scegliere di provarci: la morte prematura la sottrasse alla famiglia, allo sport e a una vita che chissà quale svolta avrebbe potuto avere. Ci restano le sue brillanti prestazioni rese dalle cronache giornalistiche locali e qualche foto in bianco e nero che mettono in risalto lo sguardo luminoso e la naturale eleganza che traspariva anche in divisa sportiva.

Periodo

1920-1943

 

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