L’avvento del turismo al femminile si delinea in questi territori a partire dalla seconda metà del Diciannovesimo secolo, quando la montagna venne scoperta dai ceti sociali più abbienti che vivevano in città.
Lo spazio alpino iniziò ad essere trasformato in spazio turistico, mentre il viaggio diventava prima esperienza di ricerca identitaria e poi affermazione della propria emancipazione.
Accanto alle case cantoniere, locande modeste che ospitavano i primi viaggiatori, sorgevano anche i primi grand hotel, che riproponevano il comfort rassicurante delle dimore signorili per ospitare i ricchi forestieri: principi di sangue reale, capitani d’industria e ricchi borghesi italiani e stranieri che animavano eventi mondani e feste da ballo con vista sulle Alpi.
La moda dell’alpinismo, ma anche del termalismo e del climatismo terapeutico, con l’apertura di bagni e sanatori per la cura della tubercolosi, e delle nuove comunicazioni stradali e ferroviarie, più di qualunque belvedere, ricoprirono un’importante funzione di traino per viaggiatrici e viaggiatori.
Fra le testimonianze di questo turismo alpino al femminile vi sono scatti che immortalano donne giunte a Bormio per cure terapeutiche e in occasione dell’apertura della Strada dello Stelvio, donne che hanno raggiunto Cortina per la Grande Strada delle Dolomiti, inaugurata nel 1909, attraverso i passi di Costalunga, Pordoi e Falzarego.
All’inizio del primo conflitto mondiale, a confrontarsi con l’esperienza del viaggio fu anche un gruppo di donne ladine nell’ampezzano, costrette ad abbandonare le proprie terre e a scappare, prima nelle valli limitrofe, poi in Boemia, con la responsabilità di portare in salvo la famiglia, proteggendo gli anziani e i bambini. Contemporaneamente, sul fronte, le crocerossine lavoravano negli ospedali da campo.
Con l’avvento del turismo di massa, a partire dagli anni Sessanta del Ventesimo secolo, le viaggiatrici ebbero apparentemente più autonomia, si godevano la neve, il sole e i laghi, immerse nel paesaggio alpino. Tutto ciò contribuiva a costruire uno sguardo diverso sulle Alpi, grazie alla scrittura dei resoconti di viaggio al femminile, in parallelo alle narrazioni al maschile di cartografi ed esploratori.
Il turismo in montagna trasformava l’economia locale e l’assetto sociale; diverse iniziavano a essere le strutture alberghiere gestite da donne o in cui le donne erano impiegate.